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Il progetto Stradivari, spiegato punto per punto

di Filippo Simonelli - 15 Marzo 2016

Il 9 marzo è ufficialmente entrato in vigore il disegno di Legge denominato progetto Stradivari, che consente a studenti di musica di ricevere un contributo economico per l’acquisto degli strumenti musicali.

Abbiamo avuto l’opportunità di parlare con l’Onorevole Raffaello Vignali, estensore materiale e primo firmatario del progetto Stradivari, che ci ha parlato così della sua creatura.

– Innanzitutto occorre spiegare che cos’è il progetto Stradivari, in cosa consiste e chi ne sono i destinatari. L’iniziativa, purtroppo, non è stata coperta in maniera esaustiva…

Il Progetto Stradivari nasce con l’idea di aiutare gli studenti dei Conservatori ad acquistare uno strumento musicale adeguato al più alto livello di preparazione. Per ragioni di finanza pubblica si è dovuto limitare il Bonus agli studenti del triennio e del vecchio ordinamento dei Conservatori. Speriamo per il prossimo anno di riuscire ad estenderlo anche ai corsi non di strumento, ai bienni, ai pre-accademici, ai licei musicali, e agli studenti degli enti che rilasciano titoli riconosciuti AFAM che quest’anno non sono stati inseriti.  Quanto alla mancata copertura ciò è dovuto all’inserimento anche degli studenti di musica elettronica e popolare. I potenziali beneficiari sono più di 17.000 e le risorse sono 15 milioni. Mi auguro che chi non necessita, perché ne è già in possesso, di uno strumento di alto livello, non utilizzi il bonus, lasciando così la possibilità a chi ne ha più bisogno.

– Oltre agli strumentisti, qual è l’impatto stimato su tutti i settori della “industria musicale” Italiana?

Dalle stime di DISMA musica, il Bonus comporta una crescita di circa il 5-6%in più del mercato degli strumenti in Italia. Ma al di là di questo pur importante dato, il Bonus è servito ad accendere un riflettore sul mondo della musica e dell’educazione musicale in Italia. Da questo punto di vista mi auguro che Governo e Parlamento mettano in atto politiche per valorizzare questo importante settore.

– Oltre al progetto stradivari sono in programma altri interventi per il mondo della musica e della cultura in generale? I conservatori lamentano l’inerzia per quel che riguarda i provvedimenti che li riguardano…

Come detto il Bonus Stradivari ha creato un’attenzione sul problema dei Conservatori. Le proteste che provengono da questo mondo per la mancata attuazione della riforma (mancano 6 su 9 dei decreti attuativi della legge 508/99, quindi da 17 anni) sono sacrosante. Nel Question Time del 3 febbraio scorso, ho sollecitato il Ministro Giannini a prendere in mano il problema dei Conservatori (e delle Accademie): alcuni di essi sono urgentissimi e non si può aspettare oltre.

– E per quel che riguarda l’istruzione non universitaria? Ennio Morricone poco tempo fa ha tuonato contro il metodo di insegnamento della musica in Italia, definendolo antiquato e poco efficiente. Si può fare qualcosa anche qui?

Certamente. In Italia ad esempio sono detraibili, giustamente, le spese per l’iscrizione dei bambini alle scuole di calcio e per il veterinario per cani e gatti, ma non sono detraibili le spese per i corsi di musica. È ora di prendere iniziative. Ho parlato con il Presidente Renzi, evidentemente un intervento simile ha un grande costo e bisogna trovare risorse, ma il problema è posto. Per quanto riguarda i licei musicali e i pre-accademici esiste il rischio di un abbassamento della qualità. Anche su questo dobbiamo intervenire immediatamente perché chi arriva al Conservatorio possa avere una preparazione adeguata. Più in generale bisogna diffondere l’educazione musicale a tutte le età e ad ogni livello, perché è un elemento fondamentale per la formazione non solo del capitale umano ma anche del capitale sociale.

– Qual è il senso di un intervento pubblico ora per sostenere il mondo della musica? Fino a poco tempo fa in Italia andava di moda l’adagio “con la cultura non si mangia”. Cosa è cambiato?

Al ministro che disse che non la cultura non si mangia io rispondo che è con l’ignoranza che non si mangia. Bisogna che questo diventi coscienza pubblica. Anche la musica fa parte del “Made in Italy”, non valorizzarlo è autolesionismo.

– Senza nulla togliere al merito dell’iniziativa, è possibile che in Italia la cultura classica debba reggersi alla stampella del paternalismo?

Non lo definirei paternalismo. La cultura in Italia come in tutto il mondo si è sviluppata grazie al mecenatismo. Bisogna capire che la cultura non è un costo ma un investimento.

– Il progetto Stradivari, almeno nella sua formulazione attuale, ha durata limitata. Ci sono le possibilità e le volontà per renderlo una forma permanente di sussidio?

Mi auguro di sì. Personalmente ci sto lavorando. Da questo punto di vista è importante che dal mondo della musica ed in particolare dai Conservatori giungano al Governo segnali di sostegno a questo progetto.

Intervista a cura di Filippo Simonelli

Il testo del progetto è disponibile Qui

Il testo del decreto firmato dall’Agenzia delle Entrate Qui

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e di seguito il vademecum del progetto Stradivari

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