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Un nuovo modo per studiare la musica d’insieme

di Filippo Simonelli - 24 Febbraio 2022

Per molti musicisti la pratica della musica d’insieme costituisce un banco di prova determinante per la propria formazione. Suonare con gli altri obbliga ad uscire dalla propria comfort zone, ad adeguarsi a ritmi di prova e di studio diversi dai propri, a montare e rimontare il lavoro di settimane e di mesi per raggiungere un equilibrio di insieme che altrimenti risulterebbe compromesso. Il lavoro di preparazione di questa musica è reso ancora più difficile proprio dal fatto che lo studio individuale, per quanto accurato e minuzioso, non riesce a riprodurre molte di quelle condizioni che sono proprie del suonare con qualcun altro; le difficoltà pratiche, soprattutto per gli studenti di conservatorio o comunque nelle fasi più acerbe della propria formazione, sta spesso nel reperire qualcuno con cui studiare per gli esami o preparare i primi, delicatissimi concorsi. Spesso il tempo a disposizione è poco, e complice anche un’inevitabile inesperienza, non se ne riesce a fare il massimo uso. E questo può essere un problema.

La app Bravo! è la soluzione tecnologica a questo dilemma?

La piattaforma Bravo! risponde a questo genere di esigenze, che non nascono certo con la pandemia ma che sono state se possibile rese ancora più urgenti dalle sue conseguenze sulla vita sociale e sulle possibilità di incontro. Se volessimo descrivere Bravo! all’uomo della strada, si tratta di un sistema che fornisce le “basi” sopra cui suonare. Naturalmente non si tratta di un mero Karaoke per studenti di conservatorio. Al contrario, Bravo! è uno strumento pensato da giovani musicisti per giovani musicisti, che immedesimandosi in quegli stessi problemi con cui si sono trovati a confrontare loro per primi hanno unito esperienza pregressa, passione per la musica e spirito imprenditoriale per cercare di trovare soluzioni a questo problema.

Federico Di Noto, fondatore del progetto assieme a Sara Galasso, è un pianista lui stesso e avendo spesso svolto il ruolo di accompagnatore si è trovato a toccare con mano i problemi della professione, a cominciare dal ristretto numero dei colleghi. I pianisti accompagnatori propriamente detti rappresentano una fetta piuttosto esigua di quella che altrimenti sarebbe una delle classi più densamente popolata di Conservatori italiani. “[…] c’è un problema ulteriore: non è possibile materialmente seguire tutte le fasi dello studio di un solista per esempio. Ma per lui o lei potrebbe essere fondamentale lavorare da subito con un accompagnamento realistico. Bravo! nasce per far fronte a entrambi questi problemi.”

Nelle parole del team che ha messo in piedi Bravo! l’obiettivo è: quello di costruire una piattaforma dinamica che permette di avere una visione completa del brano e di approfondire anche le parti di accompagnamento al fine di arrivare all’esecuzione con il pianista o con l’orchestra consapevoli dell’insieme.

La piattaforma prevede un sistema di sottoscrizione, e una volta che ci si abbona (potete dare un’occhiata a questo link per esempio) è possibile accedere alla banca dati di “basi” che l’App mette a disposizione dei suoi iscritti, con una serie di funzionalità che permettono agli studenti di lavorare alle varie fasi di montaggio di un brano, di uno studio analitico della partitura o anche di un ascolto più consapevole.

Preparare i concorsi con Bravo!

Così com’è configurata, una piattaforma come Bravo! potrebbe sembrare fatta su misura per interpreti ed esecutori: ci sono infatti tutti gli strumenti per essere in grado di partecipare ad un’audizione, preparare un concorso o un concerto. Allo stato attuale nei concorsi, anche quelli di carattere internazionale, è sempre più diffusa la richiesta per la prima fase di selezione di un semplice invio di video in cui vengono eseguiti i brani d’obbligo: questo processo sarebbe facilitato notevolmente dalla possibilità di studiare con un mezzo del genere.

Per le audizioni il discorso si fa ancora più interessante: oltre allo studio “con la base”, Bravo! permette di studiare i brani con diverse velocità di esecuzione – arrivando di fatto a simulare in maniera sempre più realistica delle sfumature interpretative – permettendo non solo di prendere gradualmente confidenza con un brano sempre più prossimo alla velocità reale, ma anche di prepararsi ad affrontare questo o quel passo orchestrale in maniera sempre più prossima allo stile interpretativo di questo o quel direttore o di un dato ensemble.

Non solo esecuzioni però: alcuni usi di Bravo! per studiare grandi partiture

Le partiture orchestrali possono essere affrontate con Bravo! anche in altri modi: tra le funzioni dell’app c’è anche quella di silenziare o mettere in evidenza una determinata parte. Questo permette la possibilità di ulteriori approfondimenti durante le fasi analitiche di partiture orchestrali o di ensemble in cui una parte sia di particolare interesse dal punto di vista compositivo e funzionale, ma non emerga all’evidenza acustica nell’immediato. Uno studio con Bravo! permette di metterla in risalto per coglierne il percorso armonico o contrappuntistico, fornendo un particolare strumento analitico a studenti che ad esempio non abbiano una familiarità con la lettura pianistica – o anche delle chiavi antiche in generale, questione pressante per chi si trovi ad approcciare le prime volte la musica rinascimentale.

Uno sguardo oltre il puro studio

C’è poi un altro aspetto che può essere di ulteriore interesse anche se non riguarda lo studio nell’immediato: isolare una parte, individuare una traccia nascosta e svelarla ad un pubblico di non addetti ai lavori con un doppio supporto – sia acustico che visivo – può fornire uno strumento utile per chi la musica la deve raccontare e divulgare. La simultaneità di queste due funzioni può facilitare notevolmente il compito a chi prepara lezioni di musica o guide all’ascolto, ma al tempo stesso permette una fruizione più comoda anche ad un pubblico più ampio.

E questo aspetto ci riguarda tutti: dopotutto perché questo mestiere continui a fiorire e a raccogliere appassionati e futuri professionisti, c’è bisogno di chi la musica la faccia bene, ma anche di chi la scopra e la sappia ascoltare. E non bisogna mai darlo per scontato.

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